di Ahlam El Karouni
Quest’articolo prenderà in considerazione l’argomento dell’islam moderato sotto diversi punti di vista.
Il termine islam moderato è un termine che designa un concetto errato per diverse ragioni. La prima ragione è di tipo logico-intellettuale, che mostra come questo accostamento di termini indichi qualcosa di inesistente nell’islam ma che è stato inventato appositamente per scopi che spiegheremo in seguito.
È errante parlare di islam moderato perché il concetto di moderazione, se aggiunto ad un’idea oppure ad un concetto in generale come in questo caso all’islam, sta ad indicare che quel stesso concetto è in se “non moderato”, altrimenti –logicamente- non si dovrebbe aggiungere l’aggettivo “moderato”. In altre parole quando usiamo l’espressione “islam moderato” stiamo assumendo la posizione secondo cui l’islam in se non lo è, l’accezione del moderato sta proprio ad indicare la modifica del primo concetto, islam, in un altro concetto, ossia islam moderato, che diventano perciò due entità diverse.
Il concetto di moderazione è un concetto esistente nell’islam, ma si tratta di un concetto interno ad esso, non esterno, ossia non c’è nessun parametro esterno o nessuna ideologia esterna all’islam che definisce che cosa sia la moderazione e poi la applica all’islam ma è l’islam stesso che include un concetto di moderazione, espresso da Allah nella sua rivelazione e spiegato dal suo Messaggero negli ahadith. Questo punto, anche se può sembrare astratto o banale, costituisce un passaggio di estrema importanza, poiché diventa una base di pensiero e conseguentemente di giudizio.
Detto questo passeremo a spiegare il concetto di moderazione nell’islam e il concetto di moderazione inteso da alcuni studiosi occidentali, la cui posizione è condivisa anche da alcuni intellettuali arabi e musulmani, per mostrare come le due visioni siamo incompatibili e come di conseguenza il concetto di islam moderato sia un concetto sbagliato.
Ci sono diversi termini in arabo che significano “estremismo”. Il termine al-mughaalaah (estremismo) oppure ghulou (eccesso) significano accrescere, esagerare. Mughaalah nella religiosità è la rigidità nell’eccedere il limite ordinato e voluto da Sharia. Esso è definito anche ifraat. In contrasto alla mughaalaah c’è il tafrit (negligenza), deriva dal verbo farrata che significa rimanere indietro, trascurare e mostrare debolezza, tafrit nella religione significa quindi negligenza, trascuratezza, noncuranza delle regole e mostrare debolezza nell’eseguire i propri doveri religiosi. Da ciò deriva infatti l’affermazione “‘laa ifraat wa laa tafrit fil islam”, intendendo con questo che non c’è ne eccesso ne negligenza nell’islam. Per quanto riguarda “iqtisad” (posizione di mediazione), si tratta di tawassut (posizione mediana), i’tidal (moderazione), rushd (sincerità, onestà), istiqaamah (rettitudine, correttezza). Mu’tadil nella religione è colui che aderisce agli ordini di Allah e non devia da esso ne verso ifraat ne verso tafrit.
“ tra loro c’è una comunità che segue una via di moderazione, ma malvagio è quello che fanno molti di loro” (Versetto 5.66).1
Quando esaminiamo questi termini fra di loro capiamo che al musulmano è richiesto aderire ai limiti imposti da Allah e non sorpassarli e nel fare questo deve essere mu’tadil e mustaqim. Il significato è chiaro, è quello di aderire a ciò che Dio ci ha ordinato e di allontanarci da ciò che Dio ha vietato. Istiqamah qui ha lo stesso significato di ‘ittaqi ( abbi timore di Dio). Il concetto è ancora più chiaro nel versetto
“ invitali dunque[alla fede], procedi con rettitudine come ti è stato ordinato e non seguire le loro passioni.” (42.15).
Il musulmano non è in grado di capire da se la taqwa e la direzione della rettitudine; se fosse lui a decidere che cosa sia moderazione andrebbe o verso tafrit o verso ifraat. Perciò non c’è istiqamah senza seguire la rivelazione di Allah, intesa nel senso di seguirla essa sola e renderla la base dell’agire e del giudizio e non sorpassare i suoi limiti. Ciò che sta dietro questa condanna dell’eccesso e del relativismo allo tesso tempo è proprio l’equilibrio con cui l’islam vede la natura dell’essere umano. Entrambi questi tipi di individui distruggono se stessi e non vivono la vera serenità, il primo che rappresenta l’eccesso, segue una strada di ostinazione illimitata, il secondo che trascura, vuole piacere alla gente e non si cura di piacere al Misericordioso. È da questo punto di vista che dobbiamo intendere le parole di Allah
“ e Così facemmo di voi una comunità equilibrata, affinché siate testimoni di fronte ai popoli e il Messaggero sia testimone di fronte a voi.” ( 2.143) .,” sii dunque retto come ti è stato ordinato, tu e coloro che si sono convertiti insieme con te. Non prevaricate, ché Egli osserva quello che fate” ( 11.112).
Da quanto detto prima capiamo quindi che l’individuo musulmano non può decidere da se cosa sia moderazione e cosa sia estremismo, perché innanzitutto ci sarebbe una condizione di relativismo prepotente che regnerebbe sul giudizio di ogni musulmano, cioè ogni musulmano acquisirebbe una propria concezione di moderazione, che contrasterebbe con quella dell’altro musulmano e così via e cos’è questo se non distruzione del concetto di ummah?. In secondo luogo l’individuo lasciato a decidere da se non seguirebbe mai la vera moderazione, quella voluta da Dio, ma andrebbe o verso ifraat o verso tafrit, cioè o verso l’eccesso o verso la negligenza, perché seguirebbe ciò che gli ordina il proprio desiderio.
Dopo questo passiamo a spiegare quanta importanza ha avuto e ha tuttora il concetto di Islam moderato nella visione statunitense delle relazioni con il Medio Oriente, nonché delle condizioni delle comunità islamiche residenti in America e anche in Europa. Quanto quindi esso sia importante nella dimensione politica.
Possiamo affermare che l’islam moderato stesso come concetto è nato grazie all’America. Nel fare questo ci appoggeremo a documentazioni rilevanti pubblicate nell’ambito delle relazioni strategiche tra Gli Stati Uniti e il Medio Oriente.
Prenderò in considerazione una pubblicazione della RAND Corporation, un importante think tank statunitense che si occupa di politica globale.2
In questa pubblicazione, intitolata Building Moderate Muslim Networks, si afferma come sia strategico per gli USA contribuire, se non addirittura creare appositamente, delle “reti moderate islamiche”, che possano conquistare il consenso delle popolazioni locali e che in ultima istanza appoggino quindi l’ideologia liberale occidentale, solo così si può sconfiggere quella parte del mondo arabo-islamico, che aspira all’applicazione della sharia nei Paesi musulmani. Questo passaggio è di estrema importanza, perché come si afferma nel Quardrennial Defense Review Report del Dipartimento di difesa americano “ gli Stati Uniti sono coinvolti in una guerra che è sia una battaglia di armi che una battaglia di idee, nella quale l’ultima vittoria può essere vinta solo quando le ideologie estremiste sono discreditate negli occhi delle loro popolazioni e dei taciti sostenitori”3. Nella prefazione del testo si afferma in modo chiaro inoltre come “la battaglia che il mondo musulmano conosce oggi sia essenzialmente una battaglia di idee, il cui esito determinerà il futuro del mondo musulmano ma anche la sicurezza dell’Occidente.4
Il testo sostiene l’appoggio all’islam moderato a partire anche dalla constatazione del fallimento di strategie precedenti, quali la creazione di canali ad hoc per rappresentare la voce americana nel mondo arabo. Ad esempio Al hurra e Radio Sawa, nonostante l’alto finanziamento (700 milioni di dollari all’anno), non sono state in grado di cambiare l’opinione pubblica araba sull’America e neanche di alleviare la formazione delle cosiddette ideologie estremiste.
In altre parole gli Stati Uniti hanno capito che è difficile allontanare le popolazioni islamiche dalla loro religione, è difficile esportare il sistema liberal-democratico odierno con il suo neoliberismo e laicismo senza che questo incontri ostacoli poiché esso è in contrasto con la visione islamica di Stato e della politica. La soluzione risiede perciò nel trovare un compromesso che consista nell’esportare l’ideologia neoliberale nel mondo arabo-islamico in un modo che non sia contrastato dall’islam, per fare questo bisogna trovare un appoggio da parte dei musulmani stessi, ossia rendere l’ideologia neoliberale compatibile con l’islam. È necessario a tal fine il sostegno nonché l’approvazione dei musulmani, almeno di una certa parte intellettuale, che si occupa del mondo sociale e che riuscirebbe a comunicare il messaggio con maggior facilità. Questo è il lavoro che dovrebbero svolgere, secondo il documento, quelli che sono definiti nel testo Moderate Muslim Networks. Bisogna notare qui come l’obbiettivo sia quello di sfruttare certe visioni interne all’islam, perché come succede in ogni società affinché un’idea esterna possa avere successo necessita di una legittimità dall’interno. Questa legittimità, ipotizza la RAND, può essere raggiunta attraverso il ruolo dell’islam moderato.
Il testo definisce anche le caratteristiche del musulmano moderato come di colui che condivide le dimensioni chiave della cultura democratica. Questi includono l’appoggio per la Democrazia e i diritti umani riconosciuti internazionalmente, inclusa la l’uguaglianza di genere, l’accettazione che ci sono altre fonti di legislazione oltre a Sharia e l’opposizione al terrorismo e altre forme illegittime di violenza.5
Parla anche dei possibili alleati, tra cui innanzitutto coloro che appoggiano la secolarizzazione del mondo arabo-islamico e i liberali. Elenca inoltre una serie di elementi fondamentali che possono contribuire a ciò, tra cui varie ONG, associazioni di vario genere ma soprattutto quelle che si occupano delle donne, nonché le istituzioni importanti come le università, oltre allo sfruttamento di personaggi importanti quali giornalisti e scrittori rilevanti, senza dimenticare ovviamente il ruolo importante che svolgono i Media.
Un altro punto interessante di cui il testo parla è il confronto fra ciò che era stata la minaccia sovietica della guerra fredda e ciò che è oggi la minaccia dell’islam per l’America, un intero capitolo è dedicato a tale questione col titolo “ paralleli tra la guerra fredda e le sfide del mondo musulmano oggi”.Questo parallelismo è stato spesso usato per spiegare la guerra che gli Stati Uniti conducono in vari Paesi islamici, come l’Iraq e l’Afghanistan, una guerra in cui si è personificata una minaccia. A tal proposito cito un documentario della BBC intitolato “ the Power of Nightmares, the rise of politics of fear” trasmesso nel novembre 2004, questo documentario analizza come la retorica politica internazionale stia creando la paura come mezzo politico e come fonte di manipolazione. In base a ciò che svela il documentario il fallimento del liberalismo americano durante gli anni Sessanta e Settanta e il progressivo decrescere dello stato di legittimità americana nella scena politica internazionale spinse lo Stato a cercare nuove vie per restaurare il potere e l’autorità. Invece di far sognare, come facevano una volta, i politici iniziarono a promettere protezione dagli incubi per acquisire maggiore legittimità. Nel passato l’Unione Sovietica era l’incubo da combattere per eccellenza, dopo l’11 settembre un nuovo incubo si sta sviluppando e delineando anche se in realtà il processo era già in atto dagli inizi degli anni Novanta, un incubo che incute paura e che spinge la politica estera americana a prendere provvedimenti contro ciò che è impacchettato nella formula di “fondamentalismo islamico”. Il bisogno di combattere i fondamentalisti islamici per la sicurezza nazionale e la pace nel mondo è divenuta la preoccupazione predominante6.
Da quanto esposto finora si può capire come l’idea che l’Occidente ha della moderazione è diversa da quella che l’Islam include, la prima è un’idea relativista che in base al cambiamento del tempo e delle circostanze e dei pensieri cambia anche l’idea di moderazione, la seconda invece è spiegata all’interno della rivelazione di Allah e mostrata dalla sunna, quindi se la prima è relativa, la seconda mira proprio ad evitare il relativismo. Chi decide cosa è estremismo e cosa non lo è? Se dovessimo seguire la prima direzione arriveremmo anche a pensare che il hijab ad esempio fosse una forma di estremismo (come ritiene una parte dell’Occidente nonché una parte dell’ambiente intellettuale arabo, i cosiddetti intellettuali liberali arabi, oltre ad alcuni pensatori che si definiscono essi stessi islamici); questo è quello che può implicare ad esempio un’interpretazione dell’islam nella chiave di moderazione così come intesa e voluta dal pensiero liberale occidentale, che contrasta però palesemente, coma abbiamo visto, con il concetto di moderazione nell’islam.
L’islam moderato costituisce un pensiero errato anche per un altro motivo, diverso da quelli finora esposti. Come abbiamo spiegato prima l’obiettivo degli Stati uniti e di altre potenze occidentali nell’appoggiare i cosiddetti musulmani moderati risiede nella loro paura che i musulmani, rifacendosi all’islam, possano rappresentare un pericolo per i loro interessi e al liberalismo come sistema politico egemone in quanto l’islam sfida i suoi stessi principi essendo intrinseca nell’islam la dimensione politica. Questa affermazione, intellettualmente innegabile poiché è vero che l’islam e il liberalismo sono due sistemi diversi, presenta però una fallacia, tale per cui, come si sente dire spesso, se i musulmani vivono in Occidente devono condividere completamente il sistema ideologico che esso presenta, ossia integrarsi, altrimenti non hanno diritto di viverci.
Questo punto di vista non è corretto per una ragione assai semplice che cercherò di spiegare.
Il liberalismo come sistema in se, ossia come pensiero e teoria che ha generato la realtà politica, economica e sociale dell’Occidente di oggi, quindi il principio basilare sul quale si fonda la civiltà occidentale odierna, non richiede che le persone che vivono al suo interno debbano condividerne necessariamente la base intellettuale.
David Miller, un teorico politico britannico, scrive che “ Gli Stati liberali non richiedono che i loro cittadini credano nei principi liberali, visto che tollerano comunisti, anarchici, fascisti ecc. Ciò che richiedono è che i cittadini si conformino ai principi liberali nella pratica e accettino le legittime politiche perseguite nel nome di tali principi, ma sono liberi di sostenere posizioni alternative.”7
Questo è un passaggio importante che riassume un concetto rilevante alla base di tanti sistemi, per capirlo basta osservare le società di oggi. Molti individui nelle società occidentali di oggi non condividono la visione del loro sistema, molti “occidentali” non condividono neanche l’idea di Stato-Nazione, ci sono tuttora persone che ad esempio aspirano al comunismo nella sua forma di sindacalismo rivoluzionario e si ispirano nella loro vita più ai discorsi di Lenin e Rosa Luxemburg che ai politici odierni, ma ciononostante sono tollerati dallo Stato, nella misura in cui ovviamente non ne capovolgano l’esistenza. Perché questo atteggiamento non è consentito ai musulmani? Perché essi invece devono credere assolutamente nei principi liberali occidentali, nonostante sia lo stesso sistema liberale, almeno nella sua teoria, a prevedere che si possa credere in posizioni alternative? Evidentemente la comunità islamica costituisce una eccezione sgradevole agli occhi dell’Occidente illuminato.
In conclusione possiamo ribadire come non abbia senso parlare di musulmani moderati o musulmani estremisti, in quanto la moderazione e l’estremismo sono due concetti relativi, la cui misura potrebbe cambiare nello stesso modo in cui la moda cambia i gusti; ciò di cui si può parlare sono le idee, che possono essere confermate, smentite, argomentate e contro-argomentate dallo studio del Corano e della Sunna, senza la pretesa a priori di rendere tali idee conformi a dei parametri esterni o a degli interessi particolari.
1Traduzione Corano di Hamza Roberto Piccardo.
2È un Think Tank statunitense che si occupa di politica globale. Fu istituito dal dipartimento di difesa americano per offrire ricerca e analisi. È attualmente finanziato dal governo statunitense ma riceve importanti finanziamenti anche da enti privati. Ne hanno fatto parte diversi personaggi importanti della politica americana, come Condoleeza Rice e Donald Rumsfeld, ma anche studiosi importanti come Fukuyama.
3RAND, Center for Middle East Public Policy, A. Rabasa, C. Benard, L.H Schwartz, P. Sickle, Building Moderate Muslim Networks, Pittsburgh. Reperibile su www.rand.org
4Ivi, preface
5RAND,op.cit, p.66
6The Power of Nightmares, the rise of politics of fear,2004, reperibile sul sito www.youtube.com
7D Miller, ‘Immigration, nations and citizenship’, paper presentato ad una conferenza
5–6 Luglio 2004, sponsorizzato dal Centre for Research in the Arts, Social Sciences
and Humanities (CRASSH), University of Cambridge, Cambridge, UK