di Davide Piccardo
Un paese alla deriva, un governo inesistente, un’opposizione smarrita. Ci sono tutti gli ingredienti per una storia dalla fine tragica.
L’assenza di una qualsiasi politica di sviluppo industriale e di difesa del lavoro, un’ illegalità che sembra inarrestabile, il dilagare delle mafie, l’evasione galoppante, il disprezzo dell’ambiente, la crisi costante e progressiva della scuola e della ricerca, un razzismo ed un’intolleranza dilagante sono solo alcuni dei problemi che risultano anche ad un’analisi superficiale.
Purtroppo, il governo non sa governare. Quando non è occupato a promuovere leggi a favore del capo e delle sue aziende, non fa niente. Semplicemente perché non lo sa fare. Incompetenza, inettitudine ed assenza totale di idee caratterizzano una politica fatta di annunci e sparate che nascondono il vuoto.
L’avanzata leghista, è, viste le tendenze demografiche, un fenomeno a breve termine, presto finirà ed i leghisti devono approfittare del momento. Anche loro sanno che un giorno, dovranno recitare il mea culpa ed andare in pellegrinaggio a Rabat, Bucarest o a Pechino, sull’esempio di Fini a Gerusalemme.
Chi spererebbe che queste condizioni costituiscano le basi per un’imminente ripresa della sinistra, ha buone probabilità di essere deluso.
Una sinistra frammentata e confusa, rintronata dai colpi mediatici del berlusconismo e dai ripetuti suicidi dei leader del PD, non trova la strada del dialogo interno ne la capacità di interpretare i tempi. C’è chi, individuando come priorità strategica lo “sfondamento al nord”, pensa che interpretare i bisogni dei cittadini, significhi inseguire la Lega sul terreno della repressione, del razzismo e del cinismo, con risultati ormai ben noti.
La speranza di riscatto è affidata ai nuovi e futuri italiani, sembrerebbe banale dirlo, quei giovani, indicati come futuro da sempre ed ignorati nella continuità del presente. Si, perché l’Italia invecchia, lo dicono i dati, ma non solo anagraficamente, invecchiano anche i giovani, invecchiano restando bambini, stretti tra la difficoltà oggettive di un paese che non cresce e la loro paura, la loro disarmante arrendevolezza. Troppo poveri per uscire di casa e troppo ricchi per doversene andare. Chi è vecchio non cambia niente, ed è giusto così.
Ma. Abbiamo la fortuna di vivere un periodo di trasformazione interessante, senza dubbio il fenomeno che segnerà piu a fondo questi anni ed il futuro del paese è quello dell’immigrazione. L’Italia che monoetnica e monoculturale non lo è mai stata, vive un processo di trasformazione che approfondisce ed arricchisce la sua “biodiversità”.
Questa trasfusione che ci fa il mondo, è necessaria ed urgente, è una bombola d’ossigeno.
Le braccia arrivate si incorporano subito, il loro lavoro, qualche volta anche i cervelli, ma i cuori no, non per ora. Invece ne abbiamo tanto bisogno.
Si, perché l’atmosfera che si respira è pesantemente intrisa di pessimismo e rassegnazione, la parola d’ordine sia per quanto riguarda il lavoro che per la politica è, nel migliore di casi, resistenza. Una resistenza passiva, cui manca lo slancio in avanti. Traumatizzati dall’impotenza di fronte ad ogni sorta di abuso, molti si abbandonano al qualunquismo.
La sinistra deve decidere se pensare al prossimo anno, rincorrendo derive xenofobe e securitarie o pensare ai prossimi decenni includendo come priorità i nuovi italiani ed i loro diritti nella sua agenda politica.
Un’illusione ingenua e frequente vuole gli stranieri geneticamente schierati a sinistra, mentre, i pochi studi disponibili ci dicono che tra gli immigrati c’è una preferenza per la sinistra maggiore rispetto a quella dell’elettorato italiano. Senza un lavoro politico, si rischia di perderla. In Francia gli eredi della destra razzista raccolgono non pochi consensi tra i cittadini di origine straniera e un giorno non lontano potremmo vedere le camicie verdi a caccia di voti fuori dalle moschee.
Le primarie del centro-sinistra, con l’apertura alla partecipazione degli stranieri residenti sono un bel passo avanti, adesso, si deve procedere verso l’inclusione reale di questi cittadini nelle dinamiche dei partiti e nell’amministrazione della cosa pubblica.
La speranza dei nuovi italiani, la loro voglia di emergere, il coraggio di rischiare, il bisogno di farlo potrebbero essere contagiosi, a patto che incontrino la parte migliore di questo paese.
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