I tunisini sapranno gestire il proprio futuro?

di Ilyes Piccardo

La fuga-cacciata dell'ormai ex presidente Ben Ali, ha suscitato il primo vero grido di esultanza alla popolazione tunisina, al movimento di giovani, che ha visto il primo evidente risultato della protesta, portata coraggiosamente avanti. Ma il passaggio ad un governo pro tempore, guidato dal presidente del parlamento, in attesa delle elezioni, non può impedire di porsi alcuni interrogativi sul futuro della Tunisia. La nuova posizione dell'esercito in particolar modo, con un accresciuto potere, crea forti dubbi su quale sarà il suo ruolo nei prossimi tempi; al limite tra quello di garante, della svolta democratica della nazione, e quello di minaccia, in grado di imporre la propria forza al di sopra di ogni aspirazione del movimento. I messaggi finora trasmessi vanno nella prima direzione, almeno apparentemente, con dure azioni nei confronti della polizia, accusata di essere ancora fedele al fuggitivo Ben Ali. Occorre osservare lo sviluppo degli eventi con molta attenzione, per riuscire a comprendere, al meglio e il prima possibile, fino a dove questa operazione dell'esercito sia a sostegno della svolta del paese e dove invece potrebbe iniziare a far parte di un piano di epurazione, degli elementi ancora collegati al vecchio regime.

Inoltre, l'escalation di episodi di violenza, che hanno portato all'uccisione del nipote dell'ex presidente, rischia fortemente di distogliere l'attenzione della popolazione dalle vere motivazioni che hanno generato la protesta. Una caccia all'uomo, impegnerebbe le energie di questi giovani sul piano della pura vendetta, distaccato da quello degli interessi collettivi che li ha caratterizzati finora. In questo modo, in un momento di massima fragilità, il destino della Tunisia potrebbe essere deciso dall'intervento di un qualsiasi potere forte, qualora mancasse un attento controllo. E' necessario che le figure più significative della protesta (sindacati, ordini professionali e società civile in genere) escano dall'anonimato, in cui erano stati ricacciati dalla dittatura, si impegnino per lo sviluppo di un'organizzazione politica. Soltanto nella pratica del pluralismo e nella corretta rappresentazione delle diverse istanze presenti nel Paese, si potrà creare un laboratorio, che riesca a dare un indirizzo concreto agli eventi, gettando solide basi per la nascita di una nuova Tunisia.

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